17 gennaio 2017

Recensione: Ritorno - A.M. Sexton (Davlova #2)

Ritorno 
(Davlova #2)
di A. M. Sexton
Triskell Edizioni
Anno 2017
Pagine 313
Euro 6,99

L’eccitante conclusione di Liberazione.
Il fuoco infuria nella città di Davlova, sulla scia di una rivoluzione sanguinosa. L’alta società, che aveva instaurato una tirannia, è stata deposta. Nel mezzo del caos, Misha e Ayo scappano sulla barca di Miguel Donato e fuggono attraversando il mare, diretti alla lontana città di Deliphine.
Misha ha sognato per tutta la vita di lasciarsi Davlova alle spalle, ma adesso l’unica cosa che vuole è tornare a casa. Non sa se la città è ancora in piedi o quanti dei suoi amici sono sopravvissuti. Ma prima di tornare a Davlova e trovare il suo posto nel paesaggio distrutto dei fossati, dovrà fronteggiare una nuova minaccia a Deliphine: la Dollhouse.
Anche a Deliphine, la maggior parte delle persone crede che la Dollhouse sia un mito, ma Misha sa la verità. La Dollhouse è reale. È spietata. Ha i suoi piani.
E rivuole Ayo.

La mia prima lettura dell'anno è stato il seguito attesissimo di Liberazione, il distopico dark che mi aveva catturato il cuore a prima vista tanto da diventare uno dei miei Best Books del 2016. Questo secondo volume della duologia riprende la storia lì dove si era interrotta, con Davlova che arde tra le fiamme della rivoluzione la cui miccia è stata in qualche maniera accesa da Misha, protagonista e voce narrante, il ladro e la puttana che abbiamo imparato a conoscere in Liberazione.
La rivoluzione tanto attesa è riuscita, lo status quo è stato rovesciato, riducendo in cenere la realtà con cui gli abitanti di Davlova erano abituati a vivere. La Collina con la sua ricchezza e i suoi cancelli chiusi non esiste più e neanche i Fossati sono più quelli di un tempo. Ma come si dice? Cambiare tutto per non cambiare niente, e in un certo senso è quello che scopriremo è accaduto tra queste pagine, almeno nella seconda parte del romanzo, quando Misha e Ayo fanno ritorno a Davlova dopo esser stati a Deliphine. C'è sempre qualcuno da incolpare se le cose vanno male, e c'è sempre qualcuno più debole con cui prendersela in tempi di difficili cambiamenti. La cosa che più mi ha fatto riflettere - ci sono molti spunti di riflessione in questo libro, ve lo assicuro - è la concezione della donna: quando esiste la necessità che una donna faccia il lavoro da uomo, va bene, ma quando tocca a una donna prendere i mano il potere, no, allora lì è debole e incapace. La situazione in cui si trova Anzhéla, e decisamente ho patteggiato per lei, nonostante avessi dei dubbi sui suoi metodi.

Il mio cuore pesante si rattristava a vedere Davlova in quello stato. Era stata la mia casa. La mia signora. La mia carceriera, eppure la mia benefattrice. Aveva combattuto i suoi demoni, affrontato le bestie che l’avevano comandata. Ma era sopravvissuta?

La prima parte del romanzo invece è dedicata tutta a Ayo e alla sua situazione da schiavo, che ci porterà alla prove materiali dell'esistenza della segretissima e indomabile Dollhouse. Oltre che alla sua relazione con Misha. Tra i due, legati da profonda attrazione e amicizia, lo spettro di Miguel Donato, carnefice per uno e amante per l'altro.  Trovo che l'autrice sia stata molto brava a delineare la relazione di Misha e Ayo, visto che c'era il rischio che si tramutasse in un nuovo gioco tra padrone/schiavo, ma soprattutto è riuscita a fare di Ayo il ritratto di chi, pur avendo vissuto sofferenze indicibili, è sempre pronto a vedere il buono del mondo. La sua anima non si è sporcata, nonostante tutto. Mentre Misha ci mostra la forza della redenzione: una ladro e una puttana che, anche se il mondo lo chiama a investire un ruolo che non è suo, è capace di reinventarsi, di adattarsi, di vivere secondo il proprio codice morale. 
A differenza di Liberazione, ho trovato Ritorno meno violento e oscuro, anche se ugualmente intenso. Questa volta l'accento è posto su questioni di etica morale che riguardano l'essere umano nella sua interezza e la commistione tra tecnologie e umanità. Il tutto ovviamente prende spunto dal microchip di Ayo, che lo rende a tratti una vera e propria bambola che con un semplice ordine si può mettere a riposo. Un pensiero inquietante, un abominio quel chip. Eppure sono in molti che, dopo aver vissuto esperienze traumatiche, sarebbero felici di cancellarne il ricordo.
Uno stile curatissimo, protagonisti particolari e personaggi tratteggiati con grande maestria, che animano una storia di umanità ricca di intrecci e ostacoli da superare rendono non solo Ritorno, ma l'intera duologia Davlova una distopia interessante e assolutamente imperdibile. Da leggere!
Quattro stelle e mezzo

5 commenti:

  1. Mica male il tipo in copertina!

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  2. Ecco! Ringrazio gentilmente Rosa per l'ennesimo titolo anzi no, che dico, DUE titoli,messi in WL! XD

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  3. Non puoi capire quanto mi ispira questa serie. E' proprio grazie alla tua recensione se ho acquistato il primo. Lo infilerò nella challenge, ricordami ;D
    Mi spiace soltanto che sia un pò meno dark del primo, ma non importa.

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