Il vendicatore
(La malavita di Boston #6)
di A. Zavarelli
Grey Eagle Publications
Pagine 216
Euro 5,66 (ebook); 10,99 (cartaceo)
Uscita 26 marzo 2020
Acquistalo su AMAZON
ARC gentilmente offerta dalla casa editrice in cambio di un'onesta recensione
Quando, in cerca di lavoro, mi sono imbattuta in un club gestito dalla mafia, stavo cercando protezione.
Non sapevo che avrei avuto bisogno di protezione da lui.
Conor O’ Callahan era esattamente il tipo di pericolo che stavo cercando di evitare. Era bello come il peccato con un accento più sexy di Ade, ma è lì che finiva il fascino. Era anche cinico, freddo e decisamente irritabile.
Quindi, potete immaginare la mia sorpresa, quando mi ha fatto una proposta. Sposarlo o perdere la mia vita.
A mali estremi, estremi rimedi. Ho imparato a fare ciò che è necessario per sopravvivere in questo mondo, e questo include sposare un mafioso. A prescindere da ciò che potrebbe dire, è solo temporaneo.
Non m’innamorerò di lui.
Perché questo sarebbe stupido, vero? Esce oggi il sesto e ultimo volume della serie mafia romance di A. Zavarelli, serie che è stata tra le prime a colpire la mia curiosità a termine della mia lunga pausa dal blog. Le cover sono spettacolari e poi sono storie dark di stampo mafioso irlandese ambientate a Boston, città che da sempre emana un fascino particolare per la sottoscritta. Così quando ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima Il vendicatore (altro elemento che esercita un'attrazione magnetica per la sottoscritta), non ci ho pensato due volte, anche perché ogni storia è uno standalone, quindi godibilissima anche da sola. Difatti non ho avuto nessuna difficoltà a inserirmi nei meccanismi della narrazione, e anche se ogni personaggio dei libri precedenti fa una o più apparizioni in queste pagine, la mia lettura non ne ha avuto rallentamenti o incomprensioni.
La storia è molto semplice: Conor O'Callahan è uno degli ultimi arrivati all'interno dell'organizzazione e per dimostrare il suo valore deve occuparsi di Ivy, una pedina da tenere sotto controllo perché pericolosa per i loro affari in quanto ex compagna del capo di una gang rivale. Sta a Conor decidere se eliminarla in maniera definitiva o se basti tenerla d'occhio per evitare complicazioni. Il ragazzo decide di spiarla e scopre che Ivy non solo è una senzatetto che si spoglia per lavoro, ha anche un figlio piccolo di quattro anni che tiene nascosto. Ivy sa che rivolgersi agli irlandesi era l'unica opportunità che aveva per essere al sicuro dai Locos che la vogliono morta, ma non immagina l'ultimatum che Conor le proporrà: una pallottola in testa o una fede al dito.
Come sapete, i matrimoni obbligati sono uno dei miei guilty pleasure preferiti, non importa quanto trita e ritrita sia la trama, a me prendono sempre un casino, e i questo caso si aggiunge anche un pesante e strettissimo senso del pericolo di cui Ivy e Conor devono tener conto nella loro relazione. Diciamo che ho trovato il fattore tempo troppo affrettato. Le dinamiche avvengono troppo ravvicinate, in una manciata di giorni, e ciò compromette la credibilità dell'affetto emozionale che andrà a unire i due protagonisti; in poche parole, si sfiora l'insta-love. A parte questo difettuccio, però, caratterialmente e psicologicamente Ivy e Conor sono ben scritti, le loro storie personali (il passato di rabbia e vendetta di lui, quello di abusi e violenze di lei) sono ben mostrate e creano una forte empatia nel lettore, e a parte la fretta di alcune cose, la loro relazione è dolce, infuocata e allo stesso tempo difficile nel suo equilibrio tra fiducia e possessività. Non mancano i colpi di scena e anche se li ho trovati un po' troppo elementari nella loro idea, però muovono la storia in direzioni ben precise, mostrandoci il lato sanguinoso del mondo a cui Conor appartiene.
Un ultimo appunto devo farla alla traduzione, troppo macchinosa in certi passaggi (come l'uso costante dei pronomi lui/lei e un attaccamento letterale a certi modi di dire) e per l'uso di alcuni termini desueti come "fallo". Ammetto che alla prima menzione sono scoppiata a ridere: ve lo immaginate un mafioso grosso e cattivo che usa lo slang e con l'accento di Boston chiama il suo pene "fallo"? No, crolla la verosimiglianza del personaggio, oltra al fatto che è un termine che nemmeno negli historical romance si trova più.
In conclusione, un romance con alcuni difetti che intrattiene e senza pretese straordinarie regala ciò che promette, una love story ambientata in un mondo dove violenza e rispetto vanno a braccetto.
(La malavita di Boston #6)
di A. Zavarelli
Grey Eagle Publications
Pagine 216
Euro 5,66 (ebook); 10,99 (cartaceo)
Uscita 26 marzo 2020
Acquistalo su AMAZON
ARC gentilmente offerta dalla casa editrice in cambio di un'onesta recensione
Quando, in cerca di lavoro, mi sono imbattuta in un club gestito dalla mafia, stavo cercando protezione.
Non sapevo che avrei avuto bisogno di protezione da lui.
Conor O’ Callahan era esattamente il tipo di pericolo che stavo cercando di evitare. Era bello come il peccato con un accento più sexy di Ade, ma è lì che finiva il fascino. Era anche cinico, freddo e decisamente irritabile.
Quindi, potete immaginare la mia sorpresa, quando mi ha fatto una proposta. Sposarlo o perdere la mia vita.
A mali estremi, estremi rimedi. Ho imparato a fare ciò che è necessario per sopravvivere in questo mondo, e questo include sposare un mafioso. A prescindere da ciò che potrebbe dire, è solo temporaneo.
Non m’innamorerò di lui.
Perché questo sarebbe stupido, vero? Esce oggi il sesto e ultimo volume della serie mafia romance di A. Zavarelli, serie che è stata tra le prime a colpire la mia curiosità a termine della mia lunga pausa dal blog. Le cover sono spettacolari e poi sono storie dark di stampo mafioso irlandese ambientate a Boston, città che da sempre emana un fascino particolare per la sottoscritta. Così quando ho avuto l'opportunità di leggere in anteprima Il vendicatore (altro elemento che esercita un'attrazione magnetica per la sottoscritta), non ci ho pensato due volte, anche perché ogni storia è uno standalone, quindi godibilissima anche da sola. Difatti non ho avuto nessuna difficoltà a inserirmi nei meccanismi della narrazione, e anche se ogni personaggio dei libri precedenti fa una o più apparizioni in queste pagine, la mia lettura non ne ha avuto rallentamenti o incomprensioni.
La storia è molto semplice: Conor O'Callahan è uno degli ultimi arrivati all'interno dell'organizzazione e per dimostrare il suo valore deve occuparsi di Ivy, una pedina da tenere sotto controllo perché pericolosa per i loro affari in quanto ex compagna del capo di una gang rivale. Sta a Conor decidere se eliminarla in maniera definitiva o se basti tenerla d'occhio per evitare complicazioni. Il ragazzo decide di spiarla e scopre che Ivy non solo è una senzatetto che si spoglia per lavoro, ha anche un figlio piccolo di quattro anni che tiene nascosto. Ivy sa che rivolgersi agli irlandesi era l'unica opportunità che aveva per essere al sicuro dai Locos che la vogliono morta, ma non immagina l'ultimatum che Conor le proporrà: una pallottola in testa o una fede al dito.
Corpo, cuore e anima sono in disaccordo l'uno con l'altro, e alla fine, temo che Conor li conquisterà tutti.
Come sapete, i matrimoni obbligati sono uno dei miei guilty pleasure preferiti, non importa quanto trita e ritrita sia la trama, a me prendono sempre un casino, e i questo caso si aggiunge anche un pesante e strettissimo senso del pericolo di cui Ivy e Conor devono tener conto nella loro relazione. Diciamo che ho trovato il fattore tempo troppo affrettato. Le dinamiche avvengono troppo ravvicinate, in una manciata di giorni, e ciò compromette la credibilità dell'affetto emozionale che andrà a unire i due protagonisti; in poche parole, si sfiora l'insta-love. A parte questo difettuccio, però, caratterialmente e psicologicamente Ivy e Conor sono ben scritti, le loro storie personali (il passato di rabbia e vendetta di lui, quello di abusi e violenze di lei) sono ben mostrate e creano una forte empatia nel lettore, e a parte la fretta di alcune cose, la loro relazione è dolce, infuocata e allo stesso tempo difficile nel suo equilibrio tra fiducia e possessività. Non mancano i colpi di scena e anche se li ho trovati un po' troppo elementari nella loro idea, però muovono la storia in direzioni ben precise, mostrandoci il lato sanguinoso del mondo a cui Conor appartiene.
Un ultimo appunto devo farla alla traduzione, troppo macchinosa in certi passaggi (come l'uso costante dei pronomi lui/lei e un attaccamento letterale a certi modi di dire) e per l'uso di alcuni termini desueti come "fallo". Ammetto che alla prima menzione sono scoppiata a ridere: ve lo immaginate un mafioso grosso e cattivo che usa lo slang e con l'accento di Boston chiama il suo pene "fallo"? No, crolla la verosimiglianza del personaggio, oltra al fatto che è un termine che nemmeno negli historical romance si trova più.
In conclusione, un romance con alcuni difetti che intrattiene e senza pretese straordinarie regala ciò che promette, una love story ambientata in un mondo dove violenza e rispetto vanno a braccetto.
Tre stelle |
SERIE LA MALAVITA DI BOSTON
#1 Il corvo
#2 Il mietitore
#3 Il fantasma
#4 Il santo
#5 Il ladro
#6 Il vendicatore
#1 Il corvo
#2 Il mietitore
#3 Il fantasma
#4 Il santo
#5 Il ladro
#6 Il vendicatore
Nessun commento:
Posta un commento