23 febbraio 2016

Briciole #79


Le Briciole sono estratti, frasi, aforismi, poesie, pensieri, dediche, pezzi di canzoni, scritte sul muro e messaggi che strappano un sorriso o una riflessione, che colpiscono l'immaginazione e rimangono in testa e, a volte, nel cuore.


«È vero cosa?» Se era vero che tra me e Charlie non c’era niente? Che il bacio di cui mi aveva accusato Eileen nemmeno lo ricordavo?
«Di Charlie… Quel pomeriggio, qui… ». Le frasi uscirono spezzate dalla sua bocca.
«A te cosa importa?» mormorai più confusa che aggressiva.
Persi la presa sulle mie divagazioni e alzai lo sguardo su di lui. Mosse un altro passo verso di me, l’espressione lacerata, tra il sofferente e il furioso. Tutto sommato credo che ce l’abbia molto più con se stesso che con te.
«Non lo sai?» sputò rabbioso. Si era avvicinato ancora di più. Dovevo alzare la testa per guardarlo in faccia. Il mio stomaco sprofondò e pensai che non sarebbe mai più tornato al suo posto.
«No» balbettai. Non ero sicura di averlo detto davvero o di averlo soltanto pensato. Mi sentivo la bocca secca.
«No?» rilanciò in tono di sfida. Scossi la testa smarrita.
Quando si arrese glielo lessi in faccia. Avvenne un secondo prima che mi afferrasse il mento e si chinasse su di me. Un secondo prima di perdere il coraggio di farlo e rientrare nei ranghi.
Si arrese, ma non senza lottare. Avrebbe dovuto ferirmi vedere con quanta disperazione si opponeva a ciò che con altrettanta forza lo spingeva verso di me, ma sapevo che le sue motivazioni erano nobili. L’istinto di proteggermi, il timore di espormi al pericolo.
Non avevo bisogno di essere protetta. Avevo bisogno della sua resa e gli avrei concesso tutto ciò di cui lui avesse avuto bisogno.
Sempre. Gli avrei dato tutto sempre.
La scossa si propagò dalla sua mano alla mia guancia, ma non sentii dolore. Tentennò un secondo, ma mi alzai sulle punte e mi aggrappai alle sue braccia perché temevo che sarei scivolata a terra. Accolse il mio goffo invito con un mezzo sorriso e si chinò su di me.
Non mi baciò con cautela e nemmeno con gioia. Cedeva senza saperselo perdonare, ma senza risparmiarsi. L’idea di respingerlo non mi sfiorò nemmeno per un secondo. Affondai le mani nei suoi capelli, stringendomi a lui, terrorizzata all’idea che tornasse in sé troppo presto. Le sue braccia mi circondavano ed erano l’unica cosa che mi separava dalle pareti di casa mia. La bocca che avevo sbirciato tante volte cercava la mia tra un respiro e l’altro. Percepivo la pioggia che ci cadeva addosso, la presenza della mia famiglia a pochi metri da noi. Era abbacinante. Se non fossimo stati in mezzo a un giardino, sotto la pioggia, che ne sarebbe stato di me? Da dove veniva tutto quel trasporto? Non mi ero mai sentita così, era come una fame implacabile. E il suo? Era quello che il suo silenzio covava da settimane?
Solstice. Equinozio di primavera - C.E.A. Bennet

3 commenti:

  1. Rose, veramente bello questo pezzo. Insomma, pare che ce ne sono delle belle. Aspetto la recensione a questo punto e non vedo l'ora *-*

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    1. E' una meraviglia *_____* Venerdì la recensione! ;)

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  2. ❤_❤
    Se non fosse in ebook che lo avrei già letto da un pezzo (sono nel mood cartaceo, purtroppo :c)

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